Il libro A QUINDICI ANNI FACEVO ALL’AMORE conclude idealmente la rassegna delle opere che ho dedicato allo studio del periodo giacobino in Piemonte ed in Canavese,iniziata con il CAMBIO DELLA GUARDIA, proseguito con PRIMA CHE IL GALLO CANTI e CAPO BRIGATA CARLO TROMBETTA di SAN BENIGNO.

Molt’altro i documenti raccolti mi indurrebbero ancora a dire, non tanto per scrivere un altro libro quanto piuttosto illustrare aspetti particolari.
Penso ad esempio a quegli squadroni di cavalleria istituiti e destinati a mantenere il buon ordine in terra di Canavese,  scorrazzandovi in lungo ed in largo paese dopo paese con itinerari destinati in teoria ad incrociarsi senza scontrarsi mai, in un contesto destinato a divenir presto francese, come in un gioco da settimana enigmistica.

O dedicare attenzione, almeno en passant, ad un brogliaccio che in fotocopia da anni riposa in un cassetto della mia  scrivania, dono di un caro amico ormai scomparso.
Il canonico Antonio De Morani scrisse nel 1795 una bella storia di Casale Monferrato e della sua chiesa facendovi seguire, da buon erudito, un’appendice che varrebbe da sola un posto a sé, le “NOTIZIE CRONOLOGICHE DEGLI ANNI CHE SONO STATI MOLTO PIOVOSI SECCHI,E FREDDI ALL’ECCESSO E NE’ QUALI SI SONO SENTITE SCOSSE DI TERREMOTI ED INCENDI,ED OCCORSI ACCIDENTI MOLTO  RIMARCHEVOLI IN DIVERSE PARTI DEL MONDO DALL’ANNO XXIX DI N.S. G. CRISTO FINO AL PRESENTE (1795)“. Sulle tracce di Cohelet (7,10) che ammonisce: “Non dire – Perché piu’ felici i tempi antichi? – Non è domanda intelligente“.

Maria Cristina mia sposa peraltro sostiene l’inutilità di metter mano ad un lavoro di commento di un’opera simile che nessuno leggerebbe nei tempi nostri che hanno in materia superato ogni più pessimistica previsione.

Penso abbia ragione, ma ritengo che almeno uno sguardo al secolo XVIII del De Morani a noi più vicino potrebbe essere utile per la messe delle notizie riportate (fra cui una sorprendente esecuzione capitale in differita nella civilissima Svezia e le risultanze dell’esame autoptico di un paziente
illustre che l’Autore individua come prova di preteso avvelenamento).

Sopratutto, la nascita di mio nipote SERGIO (26 febbraio) mi induce a mettere per iscritto le mie memorie, ma preferisco dire i miei ricordi, partendo dal sillabario della prima elementare del 1943, anno della disfatta, ma stampato nel 1942 con le ultime illusioni.
Una galoppata a ritroso nel tempo con i miei ricordi, la scuola rurale, i miei maestri, il mio mondo,in un quadro piu’ vasto riguardante la scuola elementare di quegli anni sulla base di risultanze d’archivio che mi é stato dato consultare: il libro s’intitolerà infatti RICORDI ELEMENTARI per fermarsi nel parlatorio del collegio torinese dove venni trasferito, giovane alunno di quarta elementare in una Italia nuova, salutando i miei genitori con un nodo di pianto in gola per inoltrarmi in corridoi sconosciuti.

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